L’amico da ritrovare

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Ciao, Edo

Sabato 12 gennaio – ore 23.57

Cari ragazzi,
è quasi mezzanotte e temo che molti di voi siano nella mia stessa situazione: incapaci di prendere sonno dopo il turbine di stamattina che ci ha tolto il sorriso. Purtroppo per me - spero non per voi - non è la prima volta che persone care mi «scappano» più o meno inaspettatamente.
Che cosa mi rimane di loro?
Con fatica cerco di portarli tutti nel mio cuore, l’unico luogo dove si può ritrovare chi è lontano, lontanissimo, chi ho perduto. E il cuore è capace di purificare le storture, le opacità dei nostri rapporti e mantenere solo ciò che bello e vero, che porta sollievo.
E’ nel nostro cuore che vivono le persone che amiamo, perché questo è il luogo della vera memoria. Se non possiamo (e potremo) godere più della loro presenza fisica facciamo memoria di loro nel cuore: non è una mera presenza psicologia, più o meno emotiva. Fare memoria significa rendere presente e misteriosamente vivo qualunque evento, qualunque persona, perché si rende attuale ciò che è passato, ma che - in questo modo - non è finito o perduto.
E’ così che invito tutti, ragazzi e colleghi insegnanti, a rendere vivo Edoardo: coltiviamo nel nostro cuore la sua memoria, facendo emergere (e non sarà altrimenti) la bellezza della sua persona, in tutti i suoi aspetti e ciascuno di noi ne ha colti tanti, diversi, originali, personali. Sarà poi il nostro cuore a mostrare Edoardo vivo in noi, perché tutti lo possano ritrovare.
Potrei fermarmi qui. Potete terminare di leggere qui.
Ma per chi vuole, per chi ha coraggio, c’è un ulteriore passo da fare, per non vanificare tutto nella tristezza e nella incredulità.
Stasera il mio cuore, forse anche quello di ciascuno, è troppo appesantito, è raggelato, pieno di domande, vuoto di risposte.
Il mio cuore oggi non ce la fa a fare spazio sufficiente alla memoria, è troppo piccolo e debole per contenere un altro amico, perché ogni immagine si vela di lacrime.
Allora è un altro il cuore che dobbiamo cercare: quello di Dio.
Solo nel Cuore di Dio ora trovo Edoardo, che da sempre così è stato pensato e voluto, perché lì trovo me stesso, nella mia verità, non in modo confuso.
E vedo chiaramente anche Edoardo, figlio di Dio amato, che ha accarezzato questa vita, ma forse era troppo fragile per portarne tutto il peso.
Se vogliamo trovare Edoardo, e i nostri amici (tutti), dobbiamo anche noi farci accogliere dal Cuore di Dio, dove realmente la memoria si fa presenza e vita.
Con fatica in queste ore sto cercando di fare questo passo, sto cercando di camminare, sto chiedendo con insistenza a Dio di entrare nel suo Cuore, perché restare immobili in questi momenti si rischia di incontrare solo vuoto, silenzio, domande senza risposte, rabbia, impotenza.
Mi accompagnate?

Il vostro preside